Desiderare una Chiesa desiderare la Chiesa

pdf50VERBALE DELLA SECONDA ASSEMBLEA COMUNITARIA
DESIDERARE UNA CHIESA DESIDERARE LA “CHIESA”
Il senso di questa serata è quello di darci linee comunitarie su che cosa verremmo esprimere attraverso l’edificazione di una nuova Chiesa, cioè: che comunità siamo, da che storia proveniamo e quali ci sembrano che siano le cose irrinunciabili che vogliamo siano espresse con l’edificazione di una nuova Chiesa.
E’ giusto che sia la comunità a dare delle risposte, che siano le persone che vivono effettivamente a Roveleto da tempo, in modo che ciò che emerge sia significativo. Gli scopi della serata sono due: stilare un documento contenente le riflessioni della comunità; creare una commissione ristretta di volontari che esponga in modo approfondito a Padre Marko, quanto emerso nei nostri incontri. Questa commissione ristretta porterà la voce della comunità, perciò è importante farla emergere per esprimere, dal nostro punto di vista, chi siamo e i passi fatti nella storia.
La Chiesa Nuova ha lo scopo di portare avanti la storia della comunità.
SINTESI DEGLI INTERVENTI
1) Volevo condividere con voi alcuni pensieri.
Fino all’età di 14 anni ho vissuto nella Parrocchia di Fiorenzuola.
Quando sono arrivato a Roveleto ho trovato più cordialità, più apertura al prossimo, molta voglia di fare e di stare insieme, nonostante la mancanza di una struttura come il Centro parrocchiale e di iniziative grandi come quelle proposte dalla Parrochia di Fiorenzuola. Mi sono chiesto perché sentivo più “mio” Roveleto e, se questo sentimento era dovuto alla presenza della Madonna e di tutte le icone che testimoniano le molte preghiere fatte
nel Santuario nel corso degli anni. Queste preghiere le sento come un velo che avvolge Roveleto, come una forza che mi dà voglia di sentirmi attivo nella comunità. Nella nuova Chiesa sarebbe bello un collegamento con il Santuario, alle tante preghiere e a questo velo che hanno lasciato.
2) Le domande proposte mi hanno bloccato, poiché essendo un richiamo alla storia della comunità, pur vivendo qui da tredici anni, io non la conosco.
Mi sembrerebbe opportuno che la Chiesa venisse dedicata alla Madonna.
La Madonna nel Vangelo non ha parlato tanto, siamo più abituati a sentirne parlare rispetto a qualche apparizione.
La citazione più ricca la troviamo sicuramente nelle “Nozze di Cana”.
Io la definirei la “Madre del Buon Consiglio”, perché la citazione che più mi piace e, che secondo me rappresenta il “buon consiglio” è: “Fate quello che Egli vi dirà”. Io credo che la Madonna nei suoi messaggi porti avanti proprio questo invito.
3) Vorrei fare una riflessione sulla forma della Chiesa.
Sono sei anni che vivo a Roveleto e mi sembra di aver capito che molta gente che vi risiede è giunta da altre parti, non è nativa del Paese, perciò non c’è un nucleo comunitario ben formato. Mi piacerebbe una Chiesa a forma circolare in modo che tutti, entrando, si sentano accolti e riconosciuti in un nucleo della comunità. Creerebbe
identità.
4) Io ho pensato a dove verrà costruita la Chiesa. Un tempo qui c’erano i campi la parte nuova del Paese è questa.
Io ho visto svilupparsi il Paese nel tempo.
Conosco poca gente che abita in questo quartiere.
Il Paese un tempo era diviso in tre parti: chi abitava di là dalla ferrovia, chi in “centro”, chi in questa parte “nuova” della Via Emilia. Tutti coloro che abitavano in questo quartiere erano gli sconosciuti e, mi chiedo se non lo siano ancora.
5) Da bambino abitavo a Chero e mio padre mi prometteva che mi avrebbe portato a pescare se venivo al mese di Maggio a Roveleto.
Quaranta, cinquant’anni fa il mese di Maggio era un evento e chi abitava a Roveleto era considerato prediletto.
C’era un fiume di gente a piedi e in bicicletta che veniva per partecipare al mese di Maggio.
Era straordinario, era un segno. Tutto questo oggi non c’è più.
Non c’era solo il mese di Maggio ma anche altre celebrazioni importanti come la domenica degli infermi. La gente era veramente “attratta”.
Secondo me bisogna richiamare queste cose e tutto ciò che è andato perduto.
Era una cosa bellissima, un vero momento di devozione che si manifestava con dei segni. Penso allora: il Santuario verrà a perdere significato? Personalmente rimpiango quei tempi.
6) La Parrocchia è nata nel 1938 quando Roveleto già esisteva. Inizialmente il Paese non era parrocchia, c’era solo un cappellano e i sacramenti venivano fatti a Fontana. Nel 1938 è arrivato il primo parroco: Don Adelmo.
Sono cambiati i tempi. Prima lavoravano tutti a Roveleto, oggi molti escono.
Nel mese di Maggio Don Adelmo invitava un predicatore che restava trentuno giorni e alla sera si pregava. La Chiesa era piena, ma ripeto: era tutta gente che veniva da fuori. Oggi vengono a partecipare alla Messa e se ne vanno.
Nel 1950 c’è stata la Pellegrinatio Mariae, durante la quale la nostra icona della Madonna ha fatto il giro di tutta la Valdarda.
I pellegrinaggi delle parrocchie come oggi ci sono sempre stati. Si cerca di tener viva questa devozione.
A riguardo delle figure spirituali vorrei presentare una figura speciale,una catechista: Cesira Sichel, morta nel ’75.
Era una donna molto semplice, non aveva una grande cultura, ma faceva catechismo in modo eccezionale. Il catechismo un tempo veniva fatto in Chiesa, in un angolo o nella prime panche.
Cesira veniva due o tre volte a settimana e, i ragazzi la aspettavano sul sagrato della Chiesa. Al suo arrivo le si stringevano intorno, lei li accarezzava, entravano in Chiesa, facevano la genuflessione e poi iniziava il catechismo.
Aveva il Vangelo nel cuore. Lei veniva e li educava, non alzava mai la voce. In Primavera ed estate i ragazzi la andavano sempre a trovare perché si sentivano amati, lei li amava in un modo particolare. Quando è morta, parroco di Roveleto era ancora Don Adelmo poi, nel 1978 è arrivato Don Gustavo, il quale ha chiesto informazioni su questa
donna e ha deciso di ricordarla sul Bollettino parrocchiale. Sono state così raccolte testimonianze e, nel Bollettino di Pasqua del 1984 è apparso un articolo con un inserto di un sacerdote che la ricordava dicendo: “Credeva la Misericordia. Umanamente non c’era nulla che mi attirasse, eppure c’era qualcosa che mi spingeva a guardarla.
Dal confessionale, dove mi ero rifugiato, sbirciavo fuori ogni tanto per guardare i ragazzi che via via andavano o venivano dalla confessione. Ad un tratto mi attirò quella strana figura: due occhi celesti profondissimi che accarezzavano maternamente ogni bambino che si accostava alla confessione. Mi soffermai su quel gesto con il sorriso,
uno ad uno si portava i bambini al cuore, mormorava parole che non si potevano sentire, deponeva quattro baci in fronte e li inviava al sacerdote. Per la gioia e la solennità che aveva, sembrava che trasformasse tutto in un gesto liturgico. Capivo che incoraggiava i ragazzi ad incontrarsi con la bontà di Dio. Lei con il sorriso sembrava dire: ti
voglio far sentire che Dio ti ama così. Sì, credeva alla Misericordia. Per questo non l’ho dimenticata”.
Propongo di ricordarla in un modo tangibile quando ci sarà la Chiesa nuova. Lei accoglieva i ragazzi sul sagrato.
Perché non intitolarglielo?
7) Perché la nuova Chiesa non la facciamo sorgere all’insegna dell’accoglienza dei bambini?
Il Signore diceva: “Lasciate che i bambini vengano a me”. Io vedrei l’immagine di Gesù.
8) Bisogna cercare segnali in cui ci si può riconoscere.
Anch’io ho sempre vissuto a Roveleto e un tempo sembrava una piccola Lourdes, venivano fatte diverse manifestazioni per i malati. Un simbolo che ritengo particolarmente legato a Roveleto è la via Emilia e, di conseguenza la Via Francigena. Questo nastro di strada è ciò che più identifica Roveleto.
Mi piace molto anche l’idea della Fontanella che ricollega al Chiavenna e quindi all’acqua.
Questi sono i due simboli che più mi piace legare al nostro Paese. La Via Emilia simboleggia il trasferimento, ed è proprio essa che ha portato persone da fuori ed ha fatto perdere l’identità del Paese Dal punto di vista storico e spirituale il Santuario è stato il simbolo per eccellenza del Paese.
Chi passa a Roveleto è colpito dalla presenza della Chiesa per la sua posizione e, anche se non entra ne conosce l’esistenza.
9) Aggiungerei qualcosa ai simboli che sono stati richiamati.
Roveleto è percorso da due torrenti ed è strano per un Paese. Altro elemento è la ferrovia, molto importante per lo sviluppo del Paese.
10) Secondo me sarebbe giusto optare per la continuità del Paese, che si è sviluppato sul Santuario, ripristinando le tradizioni e coinvolgendo la gente.
A mio avviso Roveleto non ha mai avuto un grande sviluppo perché il Paese non ha una piazza dove fare comunità, un luogo di ritrovo. Questo quartiere è sempre stato chiamato il quartiere “dormitorio”, proprio perché molte persone che vi abitano sono arrivate da fuori e lavorano all’esterno del paese. Sarebbe importante riuscire a fare della nuova Chiesa il centro del Paese, che aiuti a ricostruire la comunità.
Bisogna coinvolgere gli anziani e riavvicinare i giovani.
11) Ci sono due cose che mi attirano in particolare in questo progetto.
Io non sono di Roveleto, ma mi sento parte di questa comunità.
Riflettendo ho pensato che le prime basiliche cristiane sono tutte mariane. La centralità del cattolicesimo è dovuta alla figura di Maria. L’identità della Chiesa passa attraverso ad un “sì”. Dio per fare la storia ha avuto bisogno di un “sì”, quello di Maria. Ciò significa che Dio entra nella storia se noi diciamo il nostro “sì”. Io mi chiedo: che tipo di “sì” posso dare?
Lo vedo un po’ come un rinnovamento di questo ingresso nella storia di Dio. Dio si serve delle persone che ci sono.
Mi piace molto il fatto che non ho un passato grande nella storia di Roveleto, ma sento di avere un futuro. E’ importante rinnovare il “sì” della comunità. La centralità di Maria è ciò che caratterizza la nostra religione. Noi abbiamo la possibilità oggi di rinnovare la tradizione mariana di Roveleto. Fare la Chiesa significa che serve un “sì”
da parte di tutti.
12) Mi sono concentrata sulle domande.
La mia storia spirituale è legata a Roveleto e soprattutto alla Parrocchia, al Santuario.
Mi sono soffermata anche su quella che è stata la nostra storia a, mi sembra che la nostra comunità stia facendo come un percorso a gradini. Mentre in precedenza ci trovavamo sul gradino dell’ aiuto al prossimo, in questi ultimi anni siamo passati su quello dell’esperienza di fede, di una esperienza spirituale. Non abbiamo comunque abbandonato del tutto il gradino precedente. La Chiesa deve rispecchiare ciò che noi siamo adesso, senza nulla togliere al Santuario.
Mi piacerebbe comunque un richiamo a Maria, a una figura femminile.
13) Il fatto di avere la via Emilia e di trovarci su un punto della via Francigena, rende Roveleto centro di passaggio di molte persone. Andando a Piacenza tutte le mattine vedo molti pellegrini e perciò vivo la costruzione della nuova Chiesa anche come una missione, una opportunità per dare un luogo di accoglienza a queste persone. Potrebbe
essere un centro di spiritualità.
14) Io mi sono posta delle domande. Mi sono chiesta: chi è pellegrino oggi? Chi sono la persone alla ricerca della spiritualità? Che bisogni hanno? Se dobbiamo diventare un centro di incontro dobbiamo saper rispondere a queste esigenze.
Altra cosa che mi sono chiesta è se le persone qui si sentivano accolte e, se siamo una comunità aperta e disponibile all’incontro. Anche in un’ottica di dialogo interreligioso è un confronto con il quale non possiamo non fare i conti.
Ho cercato anche di conoscere le realtà vicine. Qualche anno fa emergeva il fatto che alcune comunità si sentivano diocesi a sé, e allora mi domando: noi che come comunità ci troviamo in una zona mediana della diocesi, possiamo diventare in futuro un punto di riferimento a livello di aggregazione?
15) Penso che la nuova Chiesa sia un po’ il tentativo di ricostruire il Paese. E’ un creare spazi più grandi per aver la possibilità di riempirli. Ci sentiamo un pochino senza storia.
Secondo me sono due gli aspetti fondamentali:
– la presenza della tradizione antica del Santuario a cui tutti ci attacchiamo per avere una storia che altrimenti è molto breve, molto ridotta. Il Santuario è l’origine del Paese.
– l’estrema laicità del Paese, nel senso di non chiusura. Siamo un Paese caratterizzato dalla facilità di accesso. Molti sono arrivati a Roveleto per motivi economi ma penso si siano sentiti accolti perché, essendo noi senza storia, non si sono trovati a doversi integrare in una comunità già formata, ma al contrario in un gruppo aperto.
16) Roveleto è un Paese che non ha storia.
Negli altri Paesi punti di riferimento sono: il centro, la piazzetta, la Chiesa.
Roveleto non è un Paese perché non ha una piazza. Io non trascurerei la possibilità di trovare nella nuova Chiesa un luogo di aggregazione, perché ciò che costruiamo
diventi qualcosa di importante, un fulcro. Per trovare i tre punti che renderebbero Roveleto veramente Paese.
Potrebbe essere una opportunità per avvicinare anche chi è ostile.
17) Il sagrato della Chiesa è fatto per l’incontro.
Pur non essendo nata a Roveleto la tradizione ce l’ho, anche se leggendo le domande non avrei saputo rispondere.
Roveleto è il Santuario, la Via Emilia. Il Santuario va recuperato nella nuova Chiesa attraverso un legame.
Pensavo che sarebbe interessante recuperare il Carmelo, la figura carmelitana.
CONCLUSIONE (don Umberto)
Penso che ciò che è emerso da questa serata abbia espresso il senso della comunità. Il fatto di non avere una storia così radicata apre la possibilità di sviluppare la storia che manca. In due anni di presenza qui non ho colto lacerazioni profonde. A me sembra che quella di Roveleto sia una comunità che desidera stare insieme. Mi sembra bello che ciascuno senta dentro di sé che la nuova Chiesa debba esprimere chi siamo. Una Chiesa esprime ciò che è la comunità, già solo da come viene tenuta. Una Chiesa ordinata e accogliente in qualsiasi momento simboleggia una parrocchia attenta. La Chiesa deve trasmettere accoglienza in ogni singolo momento, non solo quando c’è una celebrazione. La nostra Chiesa ci offrirà una opportunità: non sarà nell’ordine dell’utile ma del bello. Certamente è utile la costruzione di questa Chiesa, ma è la bellezza il suo motivo profondo. Un quadro viene appeso a una parete bianca da ricoprire perché è bello, non perché è utile, perché quando lo guarderò mi trasmettere qualcosa di bello. La bellezza non è qualcosa che viene letto sotto il controllo dell’utilità. Una cosa bella dà emozioni.
Questa Chiesa rimarrà una cosa assoluta anche quando verrà meno gente ad assistere alla Messa. La Chiesa sarà comunque frequentata perché bella, perchè ci sarà gente che andrà lì a pregare, perché quei mosaici trasmetteranno spiritualità. Una motivazione semplice basata sull’utilità non è sufficiente.
TEMATICHE EMERSE
– Roveleto è un Paese fondamentalmente senza storia, senza una tradizione ben radicata.
– I punti di riferimento del Paese sono sicuramente: La via Emilia, luogo di transito; il Santuario, segno della devozione mariana e il Chiavenna.
– E’ importante trovare nella nuova Chiesa un riferimento, un collegamento a Maria e alla figura femminile.

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