Omelia domenica 26 febbraio

Il mangiare e il vestire.
Oggi come oggi, nel nostro contesto, siamo in pochi a “pre”-occuparci di queste cose.
Per questo esse hanno anche un valore simbolico.
Mangiare è il simbolo di un gesto necessario ma che può diventare alienante.
Può voler dire fagocitare la vita, strumentalizzare gli altri ai propri fini.
Non a caso nella Bibbia è sempre Dio che offre da mangiare, non è l’uomo ad andare alla ricerca del cibo.
Per evitare la tentazione di sentirsi padroni dell’esistenza.
Quando ciò accade, quando ci mettiamo al centro e “mangiamo” la vita, ecco che sorgono le preoccupazioni.
Vestirsi invece è simbolo del nostro desiderio o semplicemente del nostro modo di apparire agli altri.
Anche questa può diventare una “pre”-occupazione: essere schiavi del pensiero di come gli altri ci vedono o ci giudicano. Con l’ansia di non scoprirci, di non rivelarci per quel che siamo, dando una immagine diversa, in un carnevale dell’esistenza.
Dice Gesù che queste preoccupazioni dipendono dl nostro rapporto con Dio. Abbiamo la Quaresima alle porte per scoprirlo.

Omelia di don Umberto

L’illogica allegria